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Valorizza, crea, condividi

Cos’è l’Open Innovation e come si applica alla Pubblica Amministrazione

L’Open Innovation, o innovazione aperta, è un approccio aziendale che promuove la collaborazione e l’interazione tra organizzazioni interne ed esterne al fine di generare nuove idee, sviluppare soluzioni innovative e portare valore aggiunto al mercato. A differenza del tradizionale modello di innovazione chiusa, in cui le aziende si basano principalmente sulle risorse e sulle competenze interne, l’Open Innovation coinvolge attivamente partner esterni, come clienti, fornitori, Università, start-up e comunità di esperti, per condividere conoscenze, risorse e competenze, e collaborare nell’intero processo di innovazione, dalla generazione delle idee alla commercializzazione dei prodotti o servizi innovativi.
​​​​​​​L’obiettivo dell’Open Innovation è ampliare il ventaglio di opportunità, accelerare l’innovazione e ottenere vantaggi competitivi attraverso una maggiore apertura e collaborazione con l’ecosistema esterno.

Questa sinergia tra imprese e partner esterni consente di implementare nuove tecnologie e opportunità di business, riducendo i rischi e i costi legati all’innovazione e condividendo i benefici.

 

 

I vantaggi di adottare una strategia di Open Innovation sono molti e possono essere riassunti in tre aree principali:
 

  1. Condivisione di rischio e costi
    L’innovazione è spesso molto rischiosa poiché le risorse richieste e necessarie sono ingenti e il tasso di fallimento è alto. Accorpando più organizzazioni è possibile quindi suddividere costi ed eventuali perdite;

  2. Riduzione del “Time to Market
    L’impiego di Open Innovation diminuisce i tempi di sviluppo necessari per poter portare un prodotto o un servizio alla comunità grazie all’utilizzo di gruppi di lavoro trasversali e multidisciplinari.

  3. Apertura di nuovi orizzonti
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    La Pubblica Amministrazione, in un connubio virtuoso con terze parti private, può identificare potenzialità, necessità e idee che erano latenti e creare servizi innovativi partendo da questi bisogni.

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Due modelli di Open Innovation 

Le imprese che stanno riconoscendo il valore dell’Open Innovation ricorrono a questo paradigma con due approcci differenti: modello outside-in e modello inside-out.
Vediamo di seguito quali sono le "azioni" per fare Open Innovation.​​​​​
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Aprirsi all'esterno

La prima strada – outside-in – richiede che l’impresa apra i propri processi di innovazione a diversi tipi di input e contributi di conoscenza esterni.
Le azioni più comuni riguardano le collaborazioni con università e partner consolidati, comportano minori investimenti e rischi ma anche risultati più contenuti, mentre altre azioni meno diffuse, come gli incubatori e acceleratori interni o la creazione di Corporate Venture Capital, hanno un maggior impatto e una diversa dimensione non solo in termini di impegno, ma anche di risultati.
Rientrano in questo approccio:

  • collaborazioni con Enti di Ricerca su un determinato tema che l’azienda può decidere di implementare o supportare nel loro sviluppo;
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  • hackathon: competizioni che coinvolgono sviluppatori esterni all’azienda, durante le quali vengono proposte, attraverso una competizione svolta nell’arco di poche ore, idee innovative utili al business aziendale.

Condividere con l'esterno

Nel modello inside-out le imprese consentono che le conoscenze che esse non utilizzano o  utilizzano in maniera ridotta– si pensi ad esempio ai brevetti depositati ma mai sfruttati –e vengano messe a disposizione di chi desidera sfruttarle nella propria attività e nei propri modelli di business.
Rientrano in questo approccio:

  • Joint Venture;

  • licensing dei prodotti;

  • Platform Model Business: business model che crea valore facilitando lo scambio tra due o più gruppi interdipendenti, solitamente consumatori e produttori, tramite l’utilizzo di piattaforme che facilitino l’interazione.

Open Innovation in Regione Puglia: nuove interazioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini 

​​​​​​​Per comprendere come si declini l’approccio fin qui presentato in un contesto diverso da quello privato facciamo riferimento a un nuovo sistema di Innovazione: il modello Quadrupla Elica.

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Si tratta di un modello complesso e organizzato di interazioni che coinvolge gli attori dell’economia della conoscenza (operanti, in particolare, nei settori della Ricerca e Accademia), ma anche dell’industria, delle istituzioni pubbliche e della società civile.
La Quadrupla Elica (Carayannis e Campbell, 2009) nata dal modello di tripla elica elaborato da Etzkovitz-Leydersdorff nel 1998, favorisce la nascita di nuove forme istituzionali e la costituzione di nuovi format organizzativi per promuovere l’innovazione e la responsabilità sociale, abilitando nuove prospettive per la ricerca e il bene comunitario.

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In quest’ottica Regione Puglia si pone l’obiettivo di favorire l’aggregazione degli “attori dell’Innovazione” in un ecosistema digitale collaborativo, dove si definiscono e realizzano progettualità in linea con gli obiettivi strategici per la crescita della Regione, sia in termini di miglioramento della competitività delle imprese che di qualità della vita dei cittadini.

In linea con il Piano di Azione Nazionale A06 - Open innovation nella Pubblica Amministrazione, l’iniziativa è stata inclusa e avviata nell’ambito del Piano Triennale di Riorganizzazione Digitale. – OR_26 Project management e Change Management del  processo di riorganizzazione digitale e dei processi di Innovazione.

Con queste finalità e con l’obiettivo di rafforzare le competenze digitali per la PA ” (OB.7.2 ) - la Regione Puglia ha inteso dedicare particolare attenzione all’attivazione di Centri di Competenza, Comunità di pratica, Hub di Innovazione, allo scopo di:

  • condividere le problematiche amministrative e tecnologiche dei processi digitali;

  • trovare soluzioni condivise ai problemi di innovazione digitale e/o ai problemi organizzativi derivanti;

  •  diffondere le buone pratiche e favorire lo scambio di conoscenze sul territorio regionale o con altre PA/agenzie/ASL;

  • promuovere la standardizzazione di processi, documenti e dati;

  • promuovere la cultura del digitale;

  • supportare gli enti produttori nei processi di adeguamento del modello organizzativo alla normativa vigente.

Open Innovation e Open Data

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L'utilizzo degli Open Data si inserisce perfettamente in questo contesto di Open Innovation. Sfruttando i dati aperti, le imprese possono accedere a informazioni preziose, acquisire nuove prospettive e prendere decisioni più informate.
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​​​​​​​Gli Open Data diventano così un elemento fondamentale per creare un ecosistema di innovazione condiviso, in cui si generano opportunità di crescita, viene promosso lo sviluppo congiunto in una sinergia virtuosa che vede molteplici attori come imprese private, start-up, rappresentanti del terzo settore e Università affiancati alla Pubblica Amministrazione al fine di trarre benefici comuni e condividere i rischi del proprio percorso di innovazione.

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​​​​​​​La Strategia di specializzazione intelligente abbreviata S3 o RIS3, in inglese (Research and Innovation Strategy for Smart Specialisation) è stata elaborata a livello europeo per indicare strategie d’innovazione che vengano concepite a livello regionale, ma messe a sistema e condivise a livello nazionale.
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Regione Puglia, con la propria implementazione della S3, si pone tre obiettivi:
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  1. evitare la frammentazione degli interventi e mettere a sistema le politiche di ricerca e innovazione;
  2. sviluppare strategie d’innovazione regionali che valorizzino gli ambiti produttivi di eccellenza tenendo conto del posizionamento strategico territoriale e delle prospettive di sviluppo in un quadro economico globale;
  3. percorrere la strada di una crescita sostenibile.

Verso la nuova Strategia regionale per la Specializzazione intelligente: Smart Puglia 2030 

​​​​​​​Smart Puglia 2030 è la strategia elaborata dalla Regione Puglia in collaborazione con l’Agenzia strategica per la Tecnologia e l’Innovazione - ARTI Puglia, attraverso un intenso percorso partecipativo, avviato agli inizi del 2021 e rivolto inizialmente ai Dipartimenti, Agenzie ed enti regionali competenti in materia di innovazione, e successivamente esteso, a partire dal mese di novembre 2021 fino al 31 marzo 2022, ai principali stakeholder del territorio (Partenariato Economico e Sociale, Università, Distretti Tecnologici ecc..),ai cittadini  alle pubbliche e private, associazioni, imprese e agli attori sociali, compresi i potenziali beneficiari dei Programmi e Fondi UE.


Il documento, approvato dalla Giunta regionale il 27 aprile 2022 e aggiornato a seguito delle osservazioni della Commissione Europea, descrive i cardini della Strategia regionale per la ricerca e l’Innovazione per il ciclo di programmazione 2021-2027, partendo dalla lettura critica di quanto è stato fatto fino ad oggi e di quanto si è appreso, per arrivare agli obiettivi regionali per il 2030.
 


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